..la “barbarie” delle intercettazioni sui giornali è soltanto italiana..

25 marzo 2008

Il maresciallo Rocca


Uliwood party
l’Unità, 22 marzo 2008

Le dimissioni del governatore di New York Eliot Spitzer dopo la pubblicazione delle sue intercettazioni con un giro di squillo stanno turbando i sonni del partito del Foglio. Il Platinette Barbuto, infatti, ci aveva sempre spiegato – in ottima compagnia – che la “barbarie” delle intercettazioni sui giornali è soltanto italiana, sconosciuta nelle “democrazie liberali” tipo Usa. Così l’altro giorno, prim’ancora che mi occupassi del caso, Il Foglio ha pubblicato un articolo preventivo del piccolo neocon Christian Rocca: “Tutte le differenze tra le intercettazioni su Spitzer e Marco Travaglio”, poi ripreso nel blog dello stesso autore. Cogliamo fior da fiore. “Travaglio, in polemica con chi crede che i processi si facciano in tribunale e non in tv, cioè con le persone normali, da tempo va scrivendo che in America pubblicano tranquillamente le intercettazioni dei politici senza che nessuno si indigni, come dimostra il caso del governatore Spitzer…”. Per la verità ho scritto decine di articoli contro i processi fatti in tv. Tipo Cogne, Rignano, Erba, Perugia. Altra cosa è seguire le inchieste e i processi che si svolgono nei palazzi di giustizia e raccontarli in tv. Questo non è fare i processi in tv. E’ cronaca giudiziaria, un genere piuttosto diffuso in tutto il mondo. Si raccontano i fatti e, se riguardano personaggi pubblici, se ne informano i cittadini e se ne chiede conto agli interessati.

Né Spitzer né i suoi amici si son lamentati per la pubblicazione della notizia. Spitzer ha chiesto scusa e si è dimesso, visto che era solito lanciare filippiche contro la prostituzione. Ancora Rocca: “Il caso Spitzer non è un’inchiesta politica, fatta per abbattere un avversario, ma è cominciata grazie al sistema di controllo automatico che scatta ogni volta che le banche registrano operazioni sospette”. E chi ha mai parlato di inchieste politiche? >>continua>>


Beppe Grillo in Sicilia

23 marzo 2008

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Beppe Grillo in Sicilia

Il 29 e il 30 Marzo, Beppe Grillo toccherà le maggiori piazze siciliane!

Abbiamo bisogno di fondi per affrontare tutte le spese:

Dateci il vostro sostegno

29 pomeriggio: Caltanissetta

29 sera: Palermo, giardino inglese

30 pomeriggio: Messina

30 sera: Catania


L’allegra squadraccia

23 marzo 2008

 

L’allegra squadraccia

 Se le dichiarazioni fasciste di Ciarrapico sono ignobili, le reazioni indignate interne al Pdl sono grottesche. La prima è stata quella della giornalista Fiamma Nirenstein, che ha precisato in favore di telecamera di essere antifascista. Evidentemente, la signora Nirenstein, nel candidarsi a rappresentante del Popolo di Sua Proprietà, non sapeva che si sarebbe trovata fianco a fianco con, tanto per dire un nome, una certa Alessandra Mussolini. Simpatica persona, magari un po’ sguaiata, che ricordiamo con quali insulti definì Fini quando l’ex presidente di An disse (senza neppure crederci) che il fascismo era il male maggiore. Non va poi dimenticato che nella destra berlusconiana fa parte anche uno di cui Rauti (non a caso suocero di Alemanno) disse: ‘Gasparri è più fascista di me’. E questa è l’allegra squadraccia in cui la Nirenstein si è intruppata, con l’aggravante della dichiarazione finale del boss di Bossi: ‘Ciarrapico mi serve perché ha i giornali’. Di fronte al fascista utile, vadano a quel paese gli inutili antifascisti. http://www.unita.it (12 marzo 2008)

Maria Novella Oppo


Piero Ricca prova a fare due domandine a Marcello Dell’Utri.

22 marzo 2008

Tommaso Barbato candidato da Raffaele Lombardo. Nino Strano nel PdL.

11 marzo 2008

Non mancheranno nella prossima legislatura:

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Il mitico Raffaele Lombardo, candidato del Pdl come presidente della Regione Sicilia e leader del Movimento per l’Autonomia, candida in Campania al Senato l’ex capogruppo dell’Udeur Tommaso Barbato che vedete in foto. L’uomo provvisto di sputi, insulti vari e corna va premiato!!!

vedi i video e l’audio correlati:

http://www.youtube.com/watch?v=YDL1IfkPTwA/

http://www.youtube.com/watch?v=G58nn9lSiwE/

Gli insulti che sentite in sottofondo vengono dai banchi di An. E’ il sen. Nino Strano che apostrofa “Cesso, sei un cesso”, “Merda, sei una merda, merda!” il sen. Cusumano.

Ovviamente il volgare Nino Strano è stato da poco premiato con la ricandidatura nel PdL in Sicilia.


Domani raccogliamo le firme per SONIA ALFANO PRESIDENTE della Regione Sicilia

7 marzo 2008

Domani raccogliamo le firme per SONIA ALFANO PRESIDENTE della Regione Sicilia

Sabato 8 Marzo, ore 10.00 Piazza Municipio


Onorevole Betulla

4 marzo 2008

Onorevole Betulla

Giornate campali per i leader politici impegnati a stipare nelle teste di lista tutti gli aspiranti candidati cui è stato promesso un posto sicuro. Ma soprattutto per il re delle promesse non mantenute: il Cainano. C’è per esempio Mastella che gli manda messaggi strazianti: «Restiamo uniti, non facciamoci del male». Gli avevan promesso 20 deputati e 10 senato­ri se faceva cadere il governo. Lui ha eseguito, ma ora è ridotto a tenere riunioni al bar con i pochi parenti e amici rimasti a piede libero (gliene arrestano un paio al giorno), in attesa di una chiamata che non arriva. Intanto fa le ordinazioni: «Ragazzo, un Campari e tre collegi sicuri. E la chiudiamo lì». Lo trattano come un rifiuto tossico-nocivo. Ma in suo favore, oltre al Vaticano, si stanno spendendo Lino Jannuzzi e Mario Borghezio, che da pregiu­dicati (diffamazione e incendio doloso) godono di un certo credito. Magari, dopo opportuno trattamento in termovalorizzatore, un posto a Clemente glielo trovano. Semprechè Lega e An non facciano storie. Perché Fini, ieri, ha dichiarato che «se uno è indagato o, a maggior ragione, condannato per reati particolarmente odiosi, come la corruzione, o che abbiano a che fare con l’associazione mafiosa, opportunità vorrebbe che nelle liste ci fosse più rigore e più scrupolo: in attesa di sentenza definitiva, si può anche saltare un giro». La corruzione e la mafia «particolarmente odiose»? E chi lo dice al Cavaliere? Lui le liste le prepara sfogliando le cronache giudiziarie: chi non vi compare almeno una volta, è scartato a priori. Non bastando i pregiudicati e gl’impu­tati già nella delegazione parlamentare Fi, pare che troverà un posto sicuro Renato Farina, l’agente Betulla che spiava colleghi e pm, e ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento in un reato particolarmente odioso come il sequestro di persona: è pronto per il balzo in Parlamento. In arrivo dall’Udc c’è Vito Bonsignore, condannato a 2 anni per un reato particolarmente odioso come la corruzione. In rappresentanza dello scandalo Rai-Mediaset, dovrebbero essere candidati Agostino Saccà e Deborah Bergamini. A questo punto sarebbe davvero ingiusto se non trovassero adeguata collocazione i direttori dei cosiddetti telegiornali Mediaset, i tre tenori Mimun, Mulè e Fede, che l’alttoieri gorgheggiavano a una sola voce contro Di Pietro in difesa del padrone. Per la legge dei contrasti, si vocifera pure di una candidatura di Rosario Priore, il giudice di Ustica e di Moro: ma, a ben ricordare, Priore troneggiava nell’87 alla festa in onore di Craxi indetta a Washington dal Niaf in collaborazione con Previti, presenti i giudici Squillante e Verde: il suo sarebbe un ritorno a casa. Per il reparto gnocca, sempre ben fornito, sembra certa Katia Noventa, ex fidanzata di Paolo Berlusconi dunque destinata a diventare almeno onorevole. E Libero rivela un’altra arma segreta del Cainano: Angela Sozzio, nota ai meno come «la rossa del Gran­de Fratello», fotografata con 4 colleghe sulle ginocchia di Silvio nel parco di Arcore e subito promossa «opinionista» di Buona domenica. La domanda è: perché lei sì e le altre 4 no? Che cos’ha la Angela che le altre non hanno? Libero svela l’arcano: la Sozzio è una «attivista di Forza Italia», avendo «presenziato a numerosi congressi» (resta da capire quali, visto che Forza Italia non tiene congressi da una decina d’anni). Dunque il Cainano ha in mente per lei una «posizione blindata in Puglia», e non vogliamo sapere quale. Ma la notizia ha scatenato «malumori sul Tavoliere»: lì sono già al completo e c’è ancora da sistemare An. Mica posson lasciare a casa quel genio della Carlucci o il povero Fitto, scampato all’arresto per le mazzette di Angelucci grazie all’immunità parlamentare. In Puglia sarebbe disponibile pure il pm Matteo Di Giorgio, ma il forzista Luigi Vitali (firmatario della legge ex Cirielli quando Cirielli la sconfessò) non ne vuol sapere: «Abbiamo già riconfermato Franzoso e Nessa». Il primo è indagato per voto di scambio, il secondo per concussione, dunque il magistrato dovrà cedere il passo: ubi maior. Fini vorrebbe salvare Strano e Gramazio, che festeggiarono la caduta di Prodi con champagne e mortadella. Ma «molti storcono il naso». Mai come Miccichè, furibondo perché in Sicilia gli preferiscono Lombardo. E come storce il naso Miccichè, non lo storce nessuno.

ULIWOOD PARTY
MARCO TRAVAGLIO
l’Unità (21 febbraio 2008)


Video – Antonio Di Pietro ad Agrigento

26 febbraio 2008

Due domande a Di Pietro

Ho colto l’occasione per domandare al Ministro Di Pietro quale sarà il suo atteggiamento dopo l’apparentamento con il Pd. Temo – ho chiesto – che non sentiremo più parlare neanche lui sui temi dei conflitti di interessi e del riordino del sistema televisivo. La domanda su come finirà il caso Europa7 non ha trovato risposta. Riguardo il conflitto d’interessi invece ha detto che lo ha fatto inserire nel programma del Pd insieme all’abolizione delle ormai famose leggi vergogna ( o cosiddette ad personam) ad iniziare dal falso in bilancio. Sappiamo comunque che i programmi lasciano il tempo che trovano. La gente che fa parte del Pd (così come i suoi elettori di riferimento) non ha mai mostrato interesse verso questi temi. L’inciucio è vivo e presente tra di noi… quel patto scellerato (segreto) con Berlusconi non verrà mai infranto!!!
p.s: vedi anche QUI (Fassino e il conflitto di interessi)

Farabutti!!! Vergogna!

21 febbraio 2008

dal blog di Di Pietro, articolo di M. Travaglio

Televisioni: i fatti secondo Marco Travaglio

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Scusate la noia, ma parliamo di tv. Quell’elettrodomestico quadrato in cui l’altra sera il Cainano ha potuto impunemente raccontare di essersi battuto come un leone contro l’uscita di Enzo Biagi dalla Rai, ma non ci fu nulla da fare perché il vecchio Enzo teneva troppo al soldo e scappò con la cassa di una lauta liquidazione. Dinanzi a lui, al posto del direttore del Tg1 Johhny Raiotta, c’era una sagoma di cartone, che naturalmente non ha replicato.
L’altro ieri Antonio Di Pietro ha detto una cosa ovvia: occorre dare «esecuzione alla sentenza europea su Europa7 e spostare Rete4 sul satellite». Poi ha auspicato la Rai venga ridotta «a una rete senza pubblicità, finanziata dal canone e sottratta all’influenza dei partiti» e ogni concessionario privato non possa avere più di una rete.
Su questo secondo punto, c’è libertà di pensiero: nel Pd, a sinistra e a destra, sopra e sotto. Ma sull’obbligo di eseguire la sentenza della Corte europea c’è poco da discutere: si esegue e basta. Invece Di Pietro è stato subissato di critiche, attacchi, improperi. Che a metterlo a tacere siano i berluscloni, da Cicchitto a Fede, dal Giornale al Foglio, da Facci alla Donna Barbuta, fa parte del gioco: la banda larga difende la cassaforte. Decisamente più stravagante è che lo facciano i vertici del Pd.

Gentiloni: «Il Consiglio di Stato si pronuncerà nei prossimi mesi e alla luce del pronunciamento prenderemo le misure adeguate».
Follini: «La posizione del Pd è contenuta nei due ddl Gentiloni che giacciono in Parlamento».
Veltroni: «Non mi sentirete mai pronunciare una parola di attacco contro Berlusconi. Quella con lui è una polemica gioiosa, ma va bene così: gli italiani sono stanchi degli improperi». Infatti nessuno vuol lanciare improperi. Sarebbe interessante però sapere come intenda muoversi il Pd sulla tv.
Anche perché il responsabile Informazione, Marco Follini, non è l’omonimo di colui che approvò il decreto salva-Rete4 e la legge Gasparri: è sempre lui. Forse dovrebbe uscire dal tunnel della Gasparri. Spiegandogli, con le dovute cautele, che la Corte europea ha raso al suolo il concetto di «regime transitorio» su cui si fondavano la Maccanico, la Gasparri e la Gentiloni.

Ricapitolando. Dal ’94 la Consulta intima a Fininvest di cedere una rete o di spedirla su satellite. La Maccanico le concede una proroga pressoché illimitata. Che perdura anche dopo il ’99, quando Europa7 vince la concessione e Rete4 la perde, ma Rete4 continua a occupare le frequenze spettanti a Europa7. Nel 2002 la Consulta torna a fissare il tetto massimo di due reti per Mediaset e le dà tempo fino al 31 dicembre 2003. Berlusconi con il salva-Rete4 e Gasparri con la Gasparri chiudono la partita, con la scusa che, quando arriverà il digitale terrestre (previsto nel 2006) sbocceranno migliaia di canali. La Gentiloni nulla cambia sul numero di reti, si limita a spostare il digitale al 2012, e nulla dice sulle frequenze di Europa7: altro periodo transitorio che cristallizza lo status quo, cioè il monopolio Mediaset. Intanto il 19 giugno ’07 la signora Kroes, commissario europeo alla Concorrenza, mette in mora il governo italiano perché modifichi subito la Gasparri, che consente l’accesso al digitale solo a Rai e Mediaset, e annuncia la procedura d’infrazione contro l’Italia.
Investito da Europa7, il Consiglio di Stato chiede alla Corte di Lussemburgo se le regole italiane siano legittime. La Corte, il 31 gennaio 2008, risponde che sono illegittime (la Maccanico, la Gasparri e implicitamente anche la Gentiloni) proprio perché consentono il periodo transitorio a Rete4, a scapito di Europa 7: il Consiglio di Stato dovrà risarcire Europa7 per mancati introiti e frequenze negate. La commissaria Kroes annuncia che questa è anche la posizione Ue: se nel 2009 l’Italia non cambierà sistema, si beccherà una multa di 350-400 mila euro al giorno, con effetto retroattivo dal 2006. Cioè: gli italiani pagheranno all’Europa e a Europa7 cifre da capogiro, perché tutti i governi dal ‘94 a oggi hanno favorito Berlusconi. Ora, attendere il Consiglio di Stato (che dovrà applicare la sentenza di Lussemburgo) o appellarsi alla defunta Gentiloni (superata dalla sentenza di Lussemburgo) è una furbata di poco respiro. Eseguire le sentenze della Consulta e della Corte europea non è fare un favore a Di Pietro o un dispetto a Berlusconi. È un dovere, punto e basta.


Fidel si ritira!

19 febbraio 2008

Fidel si ritira!

Castro annuncia il suo ritiro, mi chiedo, quando avremo il piacere di sentire che i nostri matusalemme smontano le tende?
Prodi ha dichiarato poco tempo fa che si toglierà di mezzo, staremo a vedere se è vero. Spero lo seguano i vari Andreotti, Berlusconi, Dini, Cossiga…