Onorevole Betulla

4 marzo 2008

Onorevole Betulla

Giornate campali per i leader politici impegnati a stipare nelle teste di lista tutti gli aspiranti candidati cui è stato promesso un posto sicuro. Ma soprattutto per il re delle promesse non mantenute: il Cainano. C’è per esempio Mastella che gli manda messaggi strazianti: «Restiamo uniti, non facciamoci del male». Gli avevan promesso 20 deputati e 10 senato­ri se faceva cadere il governo. Lui ha eseguito, ma ora è ridotto a tenere riunioni al bar con i pochi parenti e amici rimasti a piede libero (gliene arrestano un paio al giorno), in attesa di una chiamata che non arriva. Intanto fa le ordinazioni: «Ragazzo, un Campari e tre collegi sicuri. E la chiudiamo lì». Lo trattano come un rifiuto tossico-nocivo. Ma in suo favore, oltre al Vaticano, si stanno spendendo Lino Jannuzzi e Mario Borghezio, che da pregiu­dicati (diffamazione e incendio doloso) godono di un certo credito. Magari, dopo opportuno trattamento in termovalorizzatore, un posto a Clemente glielo trovano. Semprechè Lega e An non facciano storie. Perché Fini, ieri, ha dichiarato che «se uno è indagato o, a maggior ragione, condannato per reati particolarmente odiosi, come la corruzione, o che abbiano a che fare con l’associazione mafiosa, opportunità vorrebbe che nelle liste ci fosse più rigore e più scrupolo: in attesa di sentenza definitiva, si può anche saltare un giro». La corruzione e la mafia «particolarmente odiose»? E chi lo dice al Cavaliere? Lui le liste le prepara sfogliando le cronache giudiziarie: chi non vi compare almeno una volta, è scartato a priori. Non bastando i pregiudicati e gl’impu­tati già nella delegazione parlamentare Fi, pare che troverà un posto sicuro Renato Farina, l’agente Betulla che spiava colleghi e pm, e ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento in un reato particolarmente odioso come il sequestro di persona: è pronto per il balzo in Parlamento. In arrivo dall’Udc c’è Vito Bonsignore, condannato a 2 anni per un reato particolarmente odioso come la corruzione. In rappresentanza dello scandalo Rai-Mediaset, dovrebbero essere candidati Agostino Saccà e Deborah Bergamini. A questo punto sarebbe davvero ingiusto se non trovassero adeguata collocazione i direttori dei cosiddetti telegiornali Mediaset, i tre tenori Mimun, Mulè e Fede, che l’alttoieri gorgheggiavano a una sola voce contro Di Pietro in difesa del padrone. Per la legge dei contrasti, si vocifera pure di una candidatura di Rosario Priore, il giudice di Ustica e di Moro: ma, a ben ricordare, Priore troneggiava nell’87 alla festa in onore di Craxi indetta a Washington dal Niaf in collaborazione con Previti, presenti i giudici Squillante e Verde: il suo sarebbe un ritorno a casa. Per il reparto gnocca, sempre ben fornito, sembra certa Katia Noventa, ex fidanzata di Paolo Berlusconi dunque destinata a diventare almeno onorevole. E Libero rivela un’altra arma segreta del Cainano: Angela Sozzio, nota ai meno come «la rossa del Gran­de Fratello», fotografata con 4 colleghe sulle ginocchia di Silvio nel parco di Arcore e subito promossa «opinionista» di Buona domenica. La domanda è: perché lei sì e le altre 4 no? Che cos’ha la Angela che le altre non hanno? Libero svela l’arcano: la Sozzio è una «attivista di Forza Italia», avendo «presenziato a numerosi congressi» (resta da capire quali, visto che Forza Italia non tiene congressi da una decina d’anni). Dunque il Cainano ha in mente per lei una «posizione blindata in Puglia», e non vogliamo sapere quale. Ma la notizia ha scatenato «malumori sul Tavoliere»: lì sono già al completo e c’è ancora da sistemare An. Mica posson lasciare a casa quel genio della Carlucci o il povero Fitto, scampato all’arresto per le mazzette di Angelucci grazie all’immunità parlamentare. In Puglia sarebbe disponibile pure il pm Matteo Di Giorgio, ma il forzista Luigi Vitali (firmatario della legge ex Cirielli quando Cirielli la sconfessò) non ne vuol sapere: «Abbiamo già riconfermato Franzoso e Nessa». Il primo è indagato per voto di scambio, il secondo per concussione, dunque il magistrato dovrà cedere il passo: ubi maior. Fini vorrebbe salvare Strano e Gramazio, che festeggiarono la caduta di Prodi con champagne e mortadella. Ma «molti storcono il naso». Mai come Miccichè, furibondo perché in Sicilia gli preferiscono Lombardo. E come storce il naso Miccichè, non lo storce nessuno.

ULIWOOD PARTY
MARCO TRAVAGLIO
l’Unità (21 febbraio 2008)